Nuova Villa Claudia ROMA

 

CRONISTORIA DI UN ESPERIENZA PERSONALE PRESSO LA CLINICA NUOVA VILLA CLAUDIA DI ROMA

Premessa

Forse perché fortemente condizionato dai filmati con relative interviste dei vari medici della clinica presenti su YouTube e sul sito www.nuovavillaclaudia.it, decido di sottopormi ad una resezione  dell’adenoma prostatico, presso il loro centro specializzato in urologia.

Primo approccio

Il primo contatto non è stato molto positivo, avevo richiesto un appuntamento tramite un modulo da riempire ed inviare on line, ma alla mia domanda non ho mai ricevuto alcuna risposta. Ritento per telefono   ed ottengo un appuntamento con il primario. La visita è fissata per il 16 gennaio 2019. Durante il primo incontro il dottore pur ascoltandomi attentamente sostiene di non poter formulare una diagnosi se prima non avessi eseguito esami strumentali presso il loro centro medico. Costo della prima visita € 102, regolarmente fatturata.

Esami strumentali

Il 26 febbraio 2019 mi reco nuovamente a Roma dopo aver studiato molto attentamente la pianta della città per non essere divorato e travolto dal traffico caotico della città. 

Ma gli automobilisti di Roma per conseguire la patente di guida frequentano le autoscuole oppure le acquistano nei supermercati? Una stretta legislativa sul conseguimento delle patenti non sarebbe una cattiva idea.

Ecografia transrettale ed uroflussometria costo € 172, regolarmente fatturati. Durante l’uroflussometria i due giovani dottori presenti nello studio chiacchierano allegramente tra di loro, escono ed entrano disturbando di fatto chi deve concentrarsi per eseguire l’esame, che necessiterebbe di un minimo di privacy.  Per tali motivi l’esame risulta inutile e non rispondente alla situazione reale.

Visita di controllo e diagnosi

Il 7 marzo sono di nuovo a Roma per la visita di controllo e diagnosi. Costo della visita € 82 regolarmente fatturati. Dopo una veloce lettura delle carte il primario emette la sentenza: bisogna intervenire. Alla diagnosi segue una informazione di carattere medico-burocratico-temporale, con l’impegnativa del Sistema Sanitario Nazionale emessa dal medico di famiglia bisogna attendere dagli 8 ai 10 mesi. Da privato cittadino pagante qualche settimana. Nessuna informazione per quanto riguarda rischi e pericoli e nessuna informazione pratica riguardanti i comportamenti da adottare dopo l’intervento, tranne quella di non poter fare sforzi e viaggiare in macchina per trenta giorni. Quando il dottore in questione si accorge che potrei anche optare per un intervento a pagamento, senza indugio mi accompagna rapidamente alla segreteria amministrativa per un preventivo di spesa, per altro già pronto. La segreteria ha aggiunto solo il mio nome.

 

Preventivo

In segreteria è presente una signora che si lamenta dei carichi di lavoro a cui è sottoposta. Mi stampa un preventivo intestato ad un’altra persona, quando lo faccio notare mi dice che è uguale al mio, cambia solo il nome del destinatario. La somma complessiva occorrente per l’intervento ammonta complessivamente a due mensilità di un pensionato che ha versato contributi nel corso della sua vita lavorativa per 42 anni e 10 mesi, così come voluto dal duo Monti-Fornero.

Il meccanismo psicologico che porta ad assecondare queste proposte è molto semplice. I soldi nella vita sono molto importanti, ma quando arrivano i problemi di salute assumono il valore della carta straccia e si possono buttare anche dalla finestra.

L’ INTERVENTO

Giovedì 21 marzo mi presento alle sette del mattino così come mi era stato raccomandato “telefonicamente” senza bere e senza mangiare dalla sera precedente. Mi viene assegnata una stanza con due letti (dopo ovviamente aver versato un consistente anticipo) e  con una ulteriore piccola somma, ma nemmeno tanto piccola, vi è la possibilità di far pernottare un accompagnatore, ma senza diritto ai pasti.  Butto altra carta straccia ed acconsento.

Mi sottopongono ad un prelievo di sangue, elettrocardiogramma e misurazione della pressione. Suppongo con esito positivo, perché alle 11 e qualche minuto dopo aver indossato una camiciola verde (vedi foto) vengo portato in sala operatoria. Più che una sala operatoria mi sembra una piazza d’armi, tante sono le persone presenti.

Dopo qualche minuto mi praticano una iniezione spinale….e tutto si fa confuso.

Dopo circa trequarti d’ora vengo riportato in stanza, provo una incredibile sensazione di benessere. Non muovo le gambe né i piedi. Sono legato a flebo e catetere a tre vie. Inizia un consistente lavaggio delle vie urinarie giorno e notte con decine e decine di litri di acqua arricchita di cloruro di sodio, così come riesco a leggere dagli involucri di plastica. Le ore trascorrono lentamente e tutto sembra volgere per il meglio. Le infermiere che si alternano sono gentili, premurose e competenti. Il venerdì sera però dimenticano di portarmi la cena. Sarà dipeso dalla confusione che regna in questa clinica? Una infermiera, quando viene a sapere che la mia consorte è giudice della Sacra Rota le chiede se può raccomandarla per farla assumere al policlinico Gemelli.

IL GIORNO DELLE DIMISSIONI

Finalmente arriva il sabato mattina, i medici esprimono pareri positivi sul decorso operatorio, cessano i lavaggi e vengo staccato dalle flebo e dal catetere non senza qualche dolore che mi fa urlare seppur in maniera sommessa. La prima volta che mi reco in bagno rimango scioccato. Faccio sangue in maniera copiosa. Le mie visite al bagno si susseguono in maniera incalzante. Le urine piano piano  tendono a schiarirsi. Mi viene fatto sapere che devo passare in segreteria amministrativa prima delle ore 13, perché poi gli amministrativi vanno via. In pratica devo andare a pagare il conto. Stacco tre assegni, uno per la struttura che mi ha ospitato, uno per l’urologo che mi ha operato ed uno per l’anestesista. Non discuto sulle cifre. I soldi, per chi non gode di buona salute sono solo “carta straccia”. Nel pomeriggio vengo sottoposto ad una visita di controllo. Ecografia transrettale ed uroflussometria. Sembra tutto regolare. Dopo un breve consulto telefonico tra il medico di guardia che firma le dimissioni ed il medico che mi ha operato (suppongo) mi rilasciano il certificato di dimissioni. Sono sollevato psicologicamente, posso ripartire. Affido la guida della mia comodissima auto a mio genero venuto appositamente da Lanciano in autobus e taxi, pregandolo di evitare il più possibile le buche. Ci fermiamo a lungo in tutte le aree di servizio presenti sul tratto autostradale Roma-Lanciano. Posso così fare un paragone tra tutte le toilettes. La più funzionale, la più moderna e la più pulita è senz’altro quella di Alento (A14 direzione sud).

INIZIA IL CALVARIO

Dopo qualche giorno di relativo benessere ed abbondanti “pisciate” (scusate il termine, ma non ne ho trovato un altro che rendesse realmente l’idea), sono vittima di un blocco urinario. Telefono al numero per le emergenze della clinica Nuova Villa Claudia, l’urologo preposto a rispondere, pur avendo molta fretta nel terminare la telefonata, mi consiglia alcuni farmaci, che non sortiscono nessun effetto. Sto per scoppiare. Decido allo stremo delle forze, di telefonare al mio amico dottor Staniscia Giancarlo che mi invita presso uno studio medico dove dopo il pensionamento presta servizio.

Primo catetere dopo dieci giorni dalle dimissioni ospedaliere.

Il dott. Staniscia, mi applica un catetere dopo un lavaggio. La vescica nel breve volgere di qualche secondo si svuota. Mi sembra di rinascere. Penso, sbagliando, che il blocco urinario fosse stato superato perciò a sera insisto perché il catetere mi venga rimosso. 

Secondo catetere.

Sbagliavo! Il giorno successivo provo le stesse orribili sensazioni, torno dal dottor Staniscia, lo faccio parlare direttamente con il numero d’emergenza  3911078905 della clinica romana, dall’altra parte del telefono sentenziano a monosillabi: “catetere per 5 giorni”. Ho contattato per ben tre volte il numero d’emergenza per avere consigli sulle eventuali medicine da prendere o terapie da adottare, ma dall’altra parte del telefono vi è come una certa ritrosia a spiegare o a dar consigli. Ho scritto anche messaggi whastapp ad uno dei medici di guardia di cui casualmente avevo il numero. Ho quasi la sensazione di disturbare, eppure ho pagato tutto fino all’ultimo centesimo.

DOPO QUATTRO SETTIMANE DALL’INTERVENTO.

Urino ancora sangue. Ma non sarei dovuto tornare alle mie normali attività entro pochi giorni dall’intervento? Così si diceva nelle interviste.

Scopro di avere un altro problema nello stesso distretto anatomico. Il dubbio che mi assale è che questo secondo problema sia sorto in seguito all’intervento o era preesistente?

Ma questa è un’altra storia. 

Torno per la prima volta dal mio medico di famiglia, mi consiglia di prendere ancora antibiotici e mi prescrive una ecografia dello scroto. L’ecografia scopre un evidente problema ignorato nelle visite precedenti. A cinque settimane dall’intervento eseguito a Roma ho ancora dei fastidi persistenti. 

Meglio cambiare aria! 

Ottengo un appuntamento con il vice-primario degli ospedali Humanitas Gavazzeni di Bergamo, dott. Altieri Maria Vincenzo. La visita risulta essere molto accurata e dettagliata, dura oltre un’ora, vengo sottoposto ad ecografia transrettale, ecodoppler dello scroto, uroflussometria, ecografia dei reni, della vescica e della zona prostatica sovrapubica. Il dottor Altieri mi tranquillizza chiarendomi i dubbi che nei quaranta giorni precedenti mi erano venuti. Mi consiglia di prendere un altro antibiotico (CEFIXORAL) per 10 giorni. 

La vita.

La vita che conducevo prima dell’intervento mi sembra un lontano ricordo. Auto no! Moto no! Attività fisica no! Tennis no. Toilette ogni ora! Ometto il resto…… per decoro personale e di chi legge!

Specchietto per le allodole (Uomini fessi e poco informati).

Ho scoperto durante questi mesi, che l’80% dei i miei amici è stato già operato di adenoma prostatico ed io non ne sapevo niente. Mica sarà per caso una malattia infettiva che si sta propagando all’insaputa di tutti? A sentir raccontar le loro storie, in momenti di confidenza, la prostata sta diventando il nuovo affare medico degli ultimi anni!

Il laser

Sono venuto finalmente a conoscenza del perché quasi tutti gli urologi sbandierano e propagandano l’intervento tramite laser (green light) e che nessuno poi esegue. Vi sono costi altissimi delle attrezzature e dei materiali e di conseguenza dell’intervento. Molti dei miei amici sono entrati in ospedale convinti di essere operati con il laser e ne sono usciti dopo essere stati operati con la Turp tradizionale.

Dopo 60 giorni.

Non faccio più sangue, ed il getto della minzione è buono ma breve. Rimangono le visite alla toilette mediamente ogni ora!

Giugno 2019.