LA MIA AFRICA

 

 

Perché questo titolo?

 

Nel dialetto lancianese “africa” qualche decennio fa era sinonimo di caos. Mio nonno quando ci richiamava perché stavamo facendo commedia ci gridava “chi è s’africa che tenete a fa”! La mia vita è risultata per lunghi tratti caotica ed incomprensibile e solo dopo una certa età è diventata ordinata e con obiettivi chiari. La “mia africa” è descritta con precisione e con molti particolari, a volte insignificanti per gli altri, ma estremamente importanti per me.

 

 

L’infanzia.

La famiglia.

La scuola (da studente).

La scuola (da insegnante)

Lo sport.

Assessore.

 

 

L’INFANZIA

Sono nato a Lanciano in via Dalmazia, la casa di proprietà di mio nonno Antonio, era ampia e spaziosa ed ospitava diversi nuclei familiari che descriverò sinteticamente seguendo uno schema.

 

 

 

ANTONIO (capofamiglia)


AGAMANTE (moglie del capofamiglia)


REMO (primo figlio) 

 

 GUIDO (secondo figlio)  

                 

 MARIA PIA (terza figlia)

 

Licia (moglie primo figlio) 

                    

Lida (moglie secondo figlio) 

            

Nino (fidanzato terza figlia)

 

                              Tonino (IO)   

                               

Fernando (cugino)      

                                       

Non so per quale motivo tutte queste persone abitassero insieme, ma di un fatto sono certo, la casa non era mai vuota. Complessivamente le persone, se tutte presenti ammontavano a dieci unità. Devo precisare però che mio padre Remo è stato assente da questa casa complessivamente per vent’anni. Sette anni in Venezuela e tredici in Germania. Maria Pia poco dopo il suo matrimonio con Nino si è trasferita in altra abitazione. A pranzo e cena non sempre tutti erano presenti contemporaneamente. Le nuore, se tutti erano presenti, non sempre trovavano posto a tavola.

 

 

Remo (mio padre) assente per vent’anni.

Nino (fidanzato di Maria Pia e poi marito, presente solo saltuariamente).

Mia madre Felicia quando eravamo tutti presenti non sempre aveva posto a tavola, mangiava appoggiandosi alla “furnacell”.

Ma la cosa più importante a quei tempi non era sedersi, ma mangiare ed in quella casa fortunatamente si mangiava tre volte al giorno.

Mio nonno, “Zi Ndonio” era un uomo mite e pacifico, di vecchio stampo, necessitava di pochissime cose. Mangiare a mezzogiorno e cenare per le ore 19. Queste necessità nascevano dalla sua cultura contadina. Si svegliava prima dell’alba sia d’inverno che d’estate e si recava a piedi in campagna. Mio nonno non possedeva nessun mezzo di trasporto e si spostava sempre a piedi. Governava le sue galline e qualche coniglio, eccezionalmente allevava qualche maiale.

Il pomeriggio era dedicato al riposo, se non vi erano altre incombenze da sbrigare. La conduzione della casa era affidata alla moglie Agamante che era la terza di quattro fratelli. Acheronte, Adiniani ed  Euripide. Non si arrabbiava mai, conduceva la casa con oculatezza e parsimonia. Le nuore prendevano ordini da lei.

Da bambino io ero ubbidiente e silenzioso, mi prestavo anche per piccoli servizi. Andavo a comprare il pane a Manzitti (via Luigi De Crecchio) e la sera a comprare il latte a Lorenzo (corso Bandiera). A quei tempi, anni 50, le macchine erano poche, le persone si conoscevano tutte e per questo i bambini potevano anche essere comandati la sera a fare piccoli servizi senza che corressero alcun pericolo. Ricordo lucidamente di essere stato accompagnato a scuola in prima elementare solo il primo giorno e solo all’andata. Le scuole allora aprivano il primo ottobre. Il fatto di poter girare per la città da solo, ti faceva comprendere dove fossero eventualmente i pericoli, e questo ti aiutava a crescere ed a sbrigartela sempre da solo senza l’aiuto degli adulti come avviene per i ragazzi di oggi.

La scuola da studente

Il ritorno scuola-casa era un gran divertimento, qualche volta si faceva a “bursanne - borsate” con alunni di altre classi. Ma nessuno si faceva male e soprattutto i genitori ed i maestri non ne sapevano niente. Quindi niente denunce, processi televisivi o articoli sui giornali.

Nella scuola elementare che frequentavo “Principe di Piemonte” ero un alunno disciplinato ed interessato normalmente allo studio. Ogni tanto facevo “filone”. Come era bello marinare la scuola! Si andava quasi sempre a giocare a calcio alla “pista”. (Ippodromo di villa delle rose).A quei tempi nelle scuole elementari non vi era la palestra e non era prevista la lezione di educazione fisica, perciò quella di giocare era una esigenza psicologica e fisiologica. 

Ebbi due maestri, uno in particolare mi preme ricordare, poeta dialettale lancianese ed uomo di grande cultura: Cesare Fagiani. Maestro severo, fioccavano le bacchettate alla grande, adesso fioccherebbero le denunce vanificando la sana azione disciplinare, ma nello stesso tempo era capace di motivare e riconoscere i meriti degli allievi. Un giorno organizzò una gara tra un alunno rappresentante della classe 4° ed un rappresentante della classe 5° elementare. Si trattava di indicare il modo, il tempo e la persona di un verbo scelto a caso e che l’avversario avrebbe dovuto coniugare all’istante. Il primo che avesse sbagliato avrebbe perso. Il duello sui verbi fu vinto da me, rappresentante di classe quarta. Cesare Fagiani mi disegno sul grembiule in stampatello una M che significava: “Maestro dei Verbi”. 

Passai senza altri duelli nella scuola media. Lì trascorsi 3 anni senza infamia e senza lode. Tranne che per il fatto che mi ritrovai un giorno in presidenza insieme ad altri, ma non ne ricordo le motivazioni.

La scuola mi annoiava terribilmente. La mattina prima di entrare seguendo qualche compagno più grande di me, andavo a fumare in una casa in costruzione poco distante! La differenza con la scuola elementare era che nella scuola media vi erano le ore di educazione fisica e di pomeriggio si faceva ginnastica correttiva, in pratica si giocava a palla avvelenata. Qualcuno mi aveva prescritto di fare ginnastica perché avrei avuto le scapole alate. A distanza di oltre 50anni posso affermare senza timore di essere smentito che non ho mai avuto le scapole alate! 

Intanto cominciavo ad avvertire fin da allora, la poca consistenza di una certa classe docente, che poi durante gli anni del liceo si confermò alla grande. Mi piace ricordare come affrontai la prova di francese all’esame di terza media. Sapevo poco o niente di francese ed allora pensai furbescamente di portare con me, ben nascosto, il testo scolastico. La prova di francese consisteva nel redigere un tema su un argomento studiato durante l’anno. Presi il libro dopo averlo reso anonimo, strappai la pagina che mi interessava e lo lanciai dalla finestra lasciata aperta per il caldo. La classe era al terzo piano. Nessuno si accorse di niente. Al termine della prova andai a recuperare il libro. 

Mi iscrissi dopo le scuole medie al liceo scientifico. In quel periodo le prime due classi dello scientifico erano ubicate in via dei Frentani. Le altre, più la palestra si trovavano lungo corso Trento e Trieste. Quando qualcuno durante la prima ora non voleva far lezione chiudeva senza farsi vedere dal bidello (Mucci) la valvola dell’aria della stufa a legna dell’aula. Il fumo, trovando bloccato lo scarico, si propagava per l’aula ed in quelle condizioni, almeno per la prima ora, non si poteva far lezione. I professori erano mediocri, probabilmente conoscevano le loro materie, ma non avevano carisma e non mi incuriosivano. 

Sapere non significa saper insegnare.

E soprattutto, errore madornale, questi professori credevano che gli studenti fossero tutti degli imbecilli perditempo.I primi due anni trascorsero senza infamia e senza lode. Qualche materia da recuperare ad ottobre e via! 

Il vero tracollo, per me, vi fu dal terzo anno in poi. E la cosa coincise con il trasferimento nel nuovo edificio di via del mare. Oggi sede del liceo classico.Cambiammo il preside e tutti i professori.Non farò nomi, ma anche questi erano quasi tutti inconsistenti con qualche rara eccezione, privi di carisma e personalità, nessuna autorevolezza solo ottusa autorità. Detestavano il fatto che gli alunni potessero avere una opinione diversa dalla loro, e soprattutto che potessero ragionare con la propria testa. Spesso mi trovavo in disaccordo con loro nell’interpretare i fatti storici che via via si andavano studiando. Una delle pochissime materie che mi incuriosiva era la “Fisica”. Ma il professore dell’epoca mi fece odiare anche quella! 

Molte volte mi chiesi che cosa ci facessi in quella scuola ed ero pronto ad abbandonare. Ma vi erano due persone che mi supportavano. Mia madre voleva che prendessi “il pezzo di carta” ed un’altra persona, Maria D. L., che credeva in me e mi spingeva, nonostante le bocciature a continuare. Alla fine tra mille vicende conseguii la licenza liceale. Gli esami di stato furono una farsa, molti miei compagni fecero scena muta e vennero promossi, forse perché raccomandati o forse perché avevano un curriculum scolastico migliore del mio. Era facile avere un curriculum scolastico migliore del mio! Di un fatto sono però ancora orgoglioso. Ero titolare della squadra di calcio del liceo scientifico di Lanciano e la formazione non era rimessa fortunatamente ai professori, ma ai miei compagni di scuola.

Molti di questi professori apparivano ai miei occhi come impiegatucci di basso livello, qualcuno fumava in classe e buttava le cicche delle sigarette per terra, leggeva letteralmente la lezione dal libro.Il preside, personaggio che non ho mai stimato per come si presentava e per quello che faceva e diceva. Non sapeva interloquire con gli studenti. Aveva introdotto questa modalità. Veniva di tanto in tanto in classe, preceduto dal bidello che gli portava una sedia imbottita e comoda ad interrogare il malcapitato del momento. Ma neanche tanto a caso. Infatti io venivo interrogato sempre ed i voti variavano dal 3 al 4. 

Più di qualche insegnante nei colloqui con i genitori diceva sottovoce, che l’anno scolastico poteva avere esito negativo, se nella eventuale interrogazione del preside il malcapitato di turno avesse riportato nella materia un voto insufficiente.Consegui alla fine la maturità scientifica con la convinzione, che i professori che ebbi erano quasi tutti degli imbecilli. 

Lo studente giudica prima la persona e poi l’insegnante.

Durante il penultimo anno di liceo, fui spinto da un mio parente a partecipare ad un concorso alle poste. Mi recai a Roma, palazzo dei congressi zona Eur. Durante la prova di dattilografia la mia macchina da scrivere si inceppò e non potetti terminare la prova. Ringrazio ancora oggi quella macchina da scrivere che non mi consentì di superare il concorso.

Nonostante le esperienze negative decisi di continuare gli studi.Le scelte potevano seguire due indirizzi, o matematica, ero stato uno dei pochi a rispondere correttamente ai quesiti posti nella prova all’esame di stato di matematica, almeno nei procedimenti, ma sbagliando i calcoli, o seguire la mia passione di sempre: lo sport. Optai per lo sport. Scelsi l’ISEF dell’Aquila. Partecipai al concorso. Visita medica preliminare. Compito scritto di italiano, svolsi il tema su Giacomo Leopardi (ma come, uno studente bocciato all’esame di stato tratta la poetica del Leopardi?) Prova pratica in palestra per la valutazione delle qualità atletiche.Vi erano a disposizione 75 posti per i maschi e io mi piazzai intorno al 35esimo posto.Si poneva il problema della sussistenza. La frequenza era obbligatoria e quindi bisognava pagare la residenza ed i pasti. Dove reperire il denaro per le attrezzature e quant’altro fosse necessario per il percorso universitario? Mia madre era casalinga e mio padre lavorava in Germania dopo essere stato per 7 anni inutilmente nel Venezuela. Feci un giro per i parenti vantando questo successo, ed alcuni misero mano al portafoglio. Fortunatamente riuscii a prendere il presalario per tutti e tre gli anni (complessivamente un milione e mezzo di lire) quindi non pesai sulle spalle di mio padre e mia madre! 

All’ISEF dell’Aquila non ebbi problemi. L’unica cosa che mi disturbava era il clima freddo. Tutte le materie mi appassionavano. Mi diplomai nella sessione estiva del terzo anno con una tesi in traumatologia (lussazione di spalla).I discorsi più ricorrenti tra gli studenti appena diplomati erano in quale provincia fare domanda di insegnamento? 

Alla fine del mese di luglio, dopo la discussione della tesi, eravamo nel 1977, venni in possesso di un giornale “la tecnica della scuola”. Su questo giornale erano elencate le province con maggiori necessità presso le scuole pubbliche di insegnanti di educazione fisica. Nell’ordine vi erano Roma, Milano, Cagliari e Venezia. Dopo aver riflettuto a lungo scelsi la provincia di Venezia. 

I colleghi della Bellini di Mestre anno scolastico 1977/1978

La scuola da insegnante.

Dopo solo tre mesi venni nominato insegnante con incarico annuale presso la scuola media Vincenzo Bellini di Mestre. 

Seguì un lungo e vario girovagare, prima in provincia di Venezia e poi in provincia di Chieti. 

 

 

Incaricato annuale.

  1. 1977/1978 S.M Bellini Mestre.
  2. 1978-1979 S.M. Di Vittorio Mestre
  3. 1979-1980 S.M Di Vittorio Mestre
  4. 1980-1981 S.M. Di Vittorio Mestre
  5. 1981-1982 S.M. Di Vittorio Mestre
  6. 1982-1983 S.M. Maerne (VE)
  7. 1983/ 1984 S.M. Maerne (VE)       Passaggio di Ruolo

 

  1. 1984/1985 S.M. Montazzoli           Trasferimento in provincia di Chieti.
  2. 1985/1986 S.M. Visci. Ortona
  3. 1986/1987 S.M. Archi 
  4. 1987/1988 S.M. Montazzoli
  5. 1988/1989 S.M. Atessa
  6. 1989/1990 S.M. Visci. Ortona
  7. 1990/1991 S.M. Tollo
  8. 1991/1992 S.M. Perano
  9. 1992/1993 S.M. Montazzoli
  10. 1993/1994 S.M. Montazzoli
  11. 1994/1995 S.M. Montazzoli
  12. 1995/1996 S.M. Montazzoli
  13. 1996/1997 S.M. Villa Santa Maria
  14. 1997/1998 S.M. Villa Santa Maria
  15. 1998/1999 S.M. Villa Santa Maria
  16. 1999/2000 S.M. Villa Santa Maria
  17. 2000/2001 S.M. Villa Santa Maria
  18. 2001/2002 S.M. Villa Santa Maria
  19. 2002/2003 S.M. Villa Santa Maria
  20. 2003/2004 S.M. ITIS Da Vinci Lanciano
  21. 2004/2005 Liceo Scientifico G. Galilei Lanciano
  22. 2005/2006 I.S.A. Palizzi Lanciano
  23. 2006/2007 Liceo Scientifico G. Galilei Lanciano
  24. 2007/2008 Liceo Ginnasio Lanciano
  25. 2008/2009 IPSSAR Villa Santa Maria
  26. 2009/2010 IPSSAR Villa Santa Maria
  27. 2010/2011 IPSSAR Villa Santa Maria
  28. 2011/2012 Liceo Pedagogico De Titta Lanciano
  29. 2012/2013 ITCG E. Fermi Lanciano
  30. 2013/2014 ITCG E. Fermi Lanciano
  31. 2014/2015 ITCG E. Fermi Lanciano
  32. 2015/2016 ITCG E. Fermi Lanciano
  33. 2016/2017 IIS De Titta/Fermi Lanciano

Il 31 agosto 2017 fui mandato in pensione dopo 40anni d’insegnamento.Prima del pensionamento però ho vissuto, mio malgrado, una vicenda che merita di essere riferita, anche se la cosa per me è poco importante, ma significativa per comprendere che tipo di soggetti si possono incontrare all’interno delle scuole.Da sempre mi sono occupato di gare d’istituto con distribuzione di piccoli premi-ricordo  al fine di gratificare gli alunni partecipanti e stimolarli a continuare.Essendo al servizio di un istituto in cui la segreteria metteva continuamente bastoni tra le ruote adducendo non ben definiti problemi burocratici, mi preoccupai personalmente dell’acquisto delle medagliette.Costo complessivo della spesa 18,50€. Quando con la  fattura in mano mi presentai in segreteria per richiedere il denaro che avevo speso per la premiazione, dopo varie richieste, copie, fotocopie e dichiarazioni scritte, mi sono sentito rispondere: che mi ero introdotto in un meccanismo che non era di mia competenza (l’acquisto delle medagliette) e pertanto non potevo essere rimborsato. 

L’esperienza vissuta come insegnante di educazione fisica nelle scuole statali è stata a dir poco esaltante, al di là dell’incontro con qualche dirigente imbecille (i concorsi purtroppo non garantiscono nulla) e  di qualche stupido collega, il mio rapporto con i giovani allievi è stato sempre chiaro e rispettoso delle regole, ho avuto collaborazione da parte degli studenti ed ho stimolato in loro il desiderio di fare attività fisica.

Tra i presidi mi piace ricordare con stima ed ammirazione la figura Michele Tamai della Di Vittorio di Mestre. Mediatore instancabile in un quartiere difficile di periferia.

Renato Monteferrante preside della scuola media di Tornareccio. Mi voleva come vice-preside. Dopo averlo ringraziato della stima dimostratami, rifiutai, consigliandogli di nominare uno del posto. Accettai però la nomina di segretario del collegio dei docenti. Avevo il compito di redigere il verbale.

Antonio Di Lello preside di Villa Santa Maria. Si fidava pienamente di me dandomi carta bianca su tutte le iniziative scolastiche inerenti i giochi della gioventù. Con Di Lello realizzai il primo corso estivo di pallavolo. 1° luglio - 15 luglio.

Un giorno mi chiamò in presidenza e mi informò di una circolare ministeriale che consentiva, a domanda, di essere incluso nella graduatoria dei presidi incaricati.  Salvo poi dover frequentare qualche corso riservato con regolare esame finale. Lo ringraziai e risposi che non ero interessato a diventare un preside. Amavo il contatto umano con gli studenti,   pur essendo consapevole del fatto che avrei rinunciato ad uno stipendio superiore.

LO SPORT

Lo sport in generale mi ha sempre appassionato ed in qualche modo attirato. Nella mia famiglia nessuno aveva mai praticato sport prima di me. Mio nonno materno lo considerava una perdita di tempo e dal lato paterno non vi erano le qualità minime dal punto di vista fisico per poterlo praticare. Allora lo sport era riservato alle persone naturalmente atletiche, e non era uno strumento per tenersi in forma e mantenersi in buona salute come lo è ora!

L’amore per lo sport ha segnato una profonda svolta nella mia vita. Mi ha consentito di avere un lavoro sicuro abbastanza presto. A 25 anni e 4 mesi ebbi il primo incarico annuale in una scuola media di Mestre. Dopo il calcio mi appassionai particolarmente al tennis. Ringrazio l’amico Raffaele Fosco che mi trascinò (il termine non è esagerato) per la prima volta su un campo da tennis, procurandomi perfino la  racchetta e fornendomi le palline, allora bianche e non gialle come oggi.

Seguirono contestualmente diverse esperienze soprattutto in terra veneta. Entrai a far parte come tennista nella squadra del Provveditorato agli Studi di Venezia. Agli inizi degli anni ottanta nell’entroterra veneziano si disputava un torneo a squadre per aziende o enti, che durava alcuni mesi, ne cito solo alcuni, Montedison, Provveditorato al Porto, Sip, Poste e Telecomunicazioni, Dopo-lavoro ferrovieri, ecc. Inoltre nelle ore serali lavoravo come istruttore presso una palestra privata al centro di Mestre.

 

Con questa esperienza maturata in terra veneta, nell’84 tornai in provincia di Chieti dove ho allenato e preparato a livello atletico diverse squadre dilettanti di calcio. In seguito abbandonai il calcio sia come praticante e preparatore per dedicarmi completamente al tennis.

Assessore

Le mie attività sportive come praticante ed allenatore furono interrotte bruscamente nel dicembre del 1993 da un fatto clamoroso ed inaspettato. Fui nominato dal sindaco di Lanciano appena eletto, assessore allo sport.

 

Ma questa è un’altra storia.