Il pante degli scalzi.

 

Insegnante per 40anni.

In una pubblicazione di qualche anno fa sul mio blog www.antoniofantini.it, feci un breve riassunto della mia vita da studente, dalla scuola elementare all’università, rimarcandone i pochi aspetti positivi ed i tantissimi aspetti negativi.
 Ora vorrei scrivere qualcosa sulla mia vita da insegnante, dal primo incarico (25 ottobre 1977) fino al pensionamento  ( legge Fornero , 42 anni e 10 mesi di contributi versati). 

Dopo aver conseguito il diploma d’insegnante di educazione fisica presso l’ISEF dell’Aquila, decisi di fare domanda d’insegnamento, dopo aver letto il giornale edito a Catania “La tecnica della scuola”. Su questo giornale vi era l’elenco delle province italiane con maggior necessità d’insegnanti di educazione fisica. Dopo una lunga riflessione durante l’estate del 1977 scelsi la provincia di Venezia, dopo aver escluso Roma (troppo caos), Milano (città che mi appariva fredda e distaccata con gente dedita solo al lavoro), Cagliari (troppo complicato raggiungerla, autobus fino a Roma e poi nave o aereo). Esclusi subito la mia provincia “Chieti”, perché la rivista non prevedeva incarichi ma solo supplenze temporanee. Decisi allora di inviare la mia domanda al provveditorato agli studi di Venezia, città bellissima, ma problematica per gli spostamenti interni (ma io ero un buon camminatore e la cosa non mi spaventava), per il clima e l’inquinamento atmosferico. 

Eravamo nella metà di ottobre del 1977 e non avendo ancora ricevuto nessuna chiamata da quel provveditorato, decisi di partire e recarmi direttamente sul posto per avere notizie di prima mano. 
Appena scesi dal treno alla stazione di Santa Lucia, nonostante fossero le 7 del mattino e non avessi chiuso occhio durante tutta la notte, la prima reazione che ebbi fu un sorriso di fronte a tanta novità e bellezza. Attraversai il Canal Grande sul ponte degli Scalzi e mi misi alla ricerca del palazzo Papadopoli, sede del provveditorato agli studi. Oggi il palazzo è di proprietà di una società di Singapore che vi ha realizzato una Luxury-Hotel a 7 stelle, dove i prezzi possono variare da un minimo di 1000€ ad un massimo di 3000€ a notte, pasti esclusi.   Il provveditorato agli studi di Venezia oggi si trova più modestamente in una struttura semiperiferica a Mestre.

Raggiunto l’ufficio preposto all’esame delle domande e che formulava le graduatorie d’insegnamento, fui ricevuto dal responsabile, il quale mi gelò letteralmente comunicandomi che il mio nominativo per loro non esisteva. Per comprendere il mio stato d’animo a quell’annuncio vi invito a vedere il film: “The expatriate” di Philipp Stolzl. Fortunatamente avevo con me copia della domanda inviata per raccomandata con ricevuta di ritorno. L’impiegato visibilmente stupito mi aggiunse in graduatoria inventandosi un numero bis. (es. 18 bis). 

Scuola Media Giovanni Bellini. Mestre.

Il 25 ottobre 1977 ricevetti il primo incarico annuale presso la S. M. G. Bellini di Mestre (conservo ancora copia del documento) con completamento di 2 ore presso la scuola media del quartiere Cita di Porto Marghera. La scuola media di Marghera era situata nei primi due piani di una delle quattro torri del quartiere, la palestra in particolare, era ospitata a piano terra, le classi e gli uffici al primo piano. Il preside un certo prof. Russo aveva l’abitudine di non togliersi mai il soprabito, come se si dovesse fuggire da un momento all’altro e questo aumentava lo stato di provvisorietà e di precarietà. Fortunatamente la mia esperienza a Marghera si concluse dopo un anno. 

A causa del petrochimico, ribattezzato petrolkiller, a Porto Marghera vi era un inquinamento fuori controllo. La Montedison, nata dalla fusione tra la Montecatini e la Edison la faceva da padrone, basta ricordare che negli anni settanta in quell’azienda si ebbero per tumori oltre 150 decessi. La sera alla fine delle riunioni collegiali in attesa dell’autobus, alla fermata davanti la scuola, dovevo filtrare l’aria che respiravo proteggendo la bocca ed il naso con un fazzoletto di stoffa. Altro che covid19.

Ovviamente dopo aver ricevuto l’incarico mi si poneva il problema dell’alloggio. Fortunatamente non ero l’unico abruzzese ad aver scelto la provincia di Venezia, incontrai quasi casualmente altri docenti e ci stabilimmo in un appartamento a Favaro Veneto in via Monte Boè. 

L’anno successivo ricevetti un nuovo incarico annuale, presso la scuola media Di Vittorio di Mestre, come si può leggere dall’elenco che riporto di seguito. In questa scuola vi rimasi diversi anni, anche se avevo l’obbligo di completare l’orario di cattedra in altre scuole del centro . 

ANNO SCOL.

DAL

AL

SCUOLA

1. 1977-1978

25/10

09/09

S.M. Bellini Mestre (VE)

2. 1978-1979

10/09

09/09

S.M. Di Vittorio Mestre

3. 1979-1980

10/09

09/09

S.M. Di Vittorio Mestre

4. 1980-1981

10/09

09/09

S.M. Di Vittorio Mestre

5. 1981-1982

10/09

09/09

S.M Di Vittorio Mestre

6. 1982-1983

10/09

09/09

S.M. Maerne (VE)

7. 1983-1984

10/09

09/09

S.M. Maerne (VE)

 

Degli anni presso la Di Vittorio di Mestre ricordo in modo particolare tre personaggi, il primo un certo prof. Donaggio, che si vantava di essere parente di Pino Donaggio, ma non so fino a che punto la storia fosse vera. Un giorno, poco prima di un consiglio di classe mi chiese se per caso fossi svizzero. Alludeva al fatto che la mia modestissima auto fosse targata CH. 

Il preside Michele Tamai, personaggio straordinario, forse il miglior preside che io abbia avuto. Correva voce che fosse stato inviato in quella scuola per le grandi doti di mediatore. Spesso nascevano feroci contrasti con gli abitanti del quartiere e con i genitori degli alunni. Il preside era particolarmente abile nel ricomporre le diatribe. Il terzo personaggio che ricordo era la mia collega di educazione fisica. A quei tempi l’educazione fisica veniva impartita per squadre. Squadra maschile e squadra femminile. Forse si chiamava Giannini, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Qualche volta, ma non sempre, indossava un tutù e calzamaglia rigorosamente neri. 

 

Credo ancora oggi che non fosse l’abbigliamento ideale da tenere in una scuola, ma forse voleva ricordare a tutti che da giovane era stata una ballerina di danza classica. 

Nel 1980 decido di fare due importanti passi che in seguito condizionarono la mia vita. Il primo: l’acquisto di un mini appartamento a Spinea. Erano gli anni dell’equo canone, gli affitti erano alti ed eccessivamente vincolanti, perciò i proprietari non affittavano. Leggendo un giorno il Gazzettino di Venezia apprendo che una grande impresa costruttrice la Nord Invest e la Gabetti Immobiliare vendevano mini appartamenti con garage. Vado nell’agenzia di riferimento a Spinea, chiedo di visitarne uno. Questo appartamentino si trovava in una costruzione comprendente 317 miniappartamenti in un quartiere denominato Villaggio dei Fiori, realizzato con cinema e piscina nel piano interrato. Campo da tennis all’esterno. Riscaldamento centralizzato.

 

L’anno del rientro

Nel 1983 presento domanda di trasferimento in provincia Chieti, ma senza ottenerlo. Durante le vacanze natalizie incontro lungo il corso di Lanciano un collega di Badia di Frisa che si era diplomato all’ISEF due anni dopo di me, il quale mi dice che aveva ottenuto il trasferimento in provincia di Chieti. 

Immediatamente, in compagnia del mio cognato avvocato, mi reco a Chieti presso il provveditorato agli studi per chiedere spiegazioni. Il coordinatore di educazione fisica dell’epoca prof. Marulli mi dice che loro avevano disposto fin dall’anno scolastico 1983/1984 il mio trasferimento in provincia di Chieti, ma non avendo preso servizio il trasferimento era decaduto. 

Parto immediatamente per Venezia e scopro che il dipendente addetto al ricevimento dei telex si era distratto e non aveva visto il documento che disponeva il mio trasferimento in provincia di Chieti. 

Addivenimmo ad un accordo, trasferimento giuridico subito ma di fatto dall’anno successivo.

Fu un buon compromesso che mi consentì di vendere con calma il mio mini appartamento ad un collega siciliano, senza ricorrere a mediazioni di costose agenzie! 

FINE DELLA PRIMA PARTE (seguirà la storia in provincia di CHIETI) 

 

Le torri di Marghera