Il Dott. Antonio Falconio ci narra la Storia della Medicina dello Sport

 

Relazione tenuta a CHIETI il 22 novembre 2014 in occasione del convegno  di medicina dello sport presso il seminario regionale “ San Pio X”.

 

 

 

Dr. Antonio Falconio

 

L’intuizione che l’attività motoria fosse benefica per l’uomo, è un pensiero remoto che ha accompagnato le Civiltà antiche più evolute.

Reperti storici riguardanti l’interesse per le attività fisiche e sportive, i giochi, l’igiene ed i loro benefìci per la salute comprovano che già in Cina, nell’antica Grecia e nell’Asia Minore venivano prescritte attività motorie; diffuse le palestre-ginnasi e le scuole in cui i giovani si tenevano in esercizio.

Gli Elleni erano organizzatissimi: maestri di ginnastica, i “paidotribai”, si preoccupavano di

 

accrescere metodicamente la resistenza fisica dei propri allievi, adeguando gli sforzi fisici alla struttura somatica; avevano esperienza nel trattare i traumi; questi Maestri venivano affiancati da un’altra figura, quella dell’Istruttore, i “gymnastai”, che collaboravano con i medici del tempo.

Tra i padri della Medicina Preventiva è doveroso ricordare Erodico (V secolo a.C.) ed Ippocrate (460-377 a.C.), quest’ultimo considerato il padre di tale particolare medicina:

“tutte le parti del corpo dotate di una funzione, se vengono usate con moderazione ed adibite ai compiti cui sono avvezze, diventano sane e ben sviluppate, invecchiando lentamente”.

Areteo di Cappadocia (I° sec. d.C.) parla di “asma da sforzo” per intendere difficoltà respiratoria da allenamento o da “morbo”.

 

 

 

Platone  (Atene, ca. 428 a.C., –  id., ca. 348 a.C.) considera la ginnastica e la medicina “arti sorelle”.

Asclepiade (Chio di Bitinia, 128 – 56 a.C.) e Aulo Cornelio Celso (Roma?, 14 a.C. – ca. 37 d.C.) prescrivono esercizi ginnici, massaggi e cure idriche;

Claudio Galeno di Pèrgamo (131 d.C. – Roma, ca. 200) tratta dell’alimentazione, dell’accrescimento del corpo, dei benéfici effetti dell’attività fisica e delle influenze negative della sedentarietà.

Durante il Medio Evo, purtroppo, nonostante fossero frequenti le fiere e le giostre cavalleresche, non si hanno notizie sull’interesse medico per l’attività fisica; probabilmente per il contesto religioso esasperato e/o per un inopportuno concetto di igiene, eufemismo per indicare la dilagante lordura dei corpi, in contrasto con quanto era accaduto nei secoli precedenti, secoli in cui la cura e l’igiene del corpo era considerata fondamentale; infatti i Greci ed i Romani erano abituati a frequentare le Terme e le palestre, e praticavano sport per cercare quel benessere fisico e mentale ben compendiato nel

 

“mens sana in corpore sano”.

 

Nel Rinascimento il precursore di un’interpretazione “scientifica” dell’arte del movimento fu Girolamo Mercuriale, medico forlivese (1530 – 1610): il suo De Arte Gymnastica Apud Ancientes (1601) può essere considerato il primo trattato di medicina dello sport.

Nei primi anni del XVII secolo, l’avvocato inglese Robert Dover (Norfolk, Lincolnshire, ca. 1575 – 1652) organizza gli Olimpick games con il benestare di Re Giacomo I (Edimburgo, 1566 – Londra, 1625), presso la cittadina di Chipping Campden nell’altopiano delle Cotswold, vicino ad Oxford.

Nella metà del 1600 le impostazioni e l’evoluzione della filosofia sperimentale, nata con Galileo Galilei, appassionano alcuni studiosi tra i quali Gerard Thibault (Antwerp, Belgio, ca. 1574 – 1627) e William Harvey (Folkestone, Kent, 1578 – Roehampton, Londra, 1657), quest’ultimo, allievo del padovano Fabrizio Girolamo D’Acquapendente (Acquapendente, Viterbo, 1533 – Padova, 1619), fa ricerche sulla circolazione del sangue; Alfonso Borelli (Napoli, 1608 – Roma, 1697), medico-matematico napoletano, nell’opera De Motu Animalium, si interessa della Fisiologia del movimento; Bernardino Ramazzini (Carpi, Modena, 1633 – Padova, 1714) attivo presso le Università di Modena e Padova, è tra i primi ad occuparsi delle patologie degli atleti.

Nel 1790, in Italia, Gaetano Filangieri (Cercola, Napoli, 1752 – Vico Equense, Na, 1788), in un libro (verosimilmente pubblicato postumo), considera la ginnastica fondamentale per lo sviluppo psicofisico del bambino.

L’attività sportiva, come veicolo di regole e di formazione, si inserisce strutturalmente nelle scuole e nei Colleges inglesi.

In Italia, nel 1851, il Municipio di Torino rende obbligatoria la ginnastica nelle scuole elementari superiori.

Nel 1910 Siegfried Weissbein (Germania ?, – ?), a Berlino, pubblica “Hygiene des Sports”.

 

Angelo Mosso

Pioniere degli studi di fisiologia applicata è Angelo Mosso (Torino, 1846 – id. 1910) il cui pensiero, nella seconda metà dell’800, influenza gli orientamenti didattici nel campo dell’ educazione fisica in numerosi Paesi; pubblica lavori come: L’uomo sulle Alpi, La fatica, L’educazione fisica della gioventù, in cui descrive gli effetti benefici dell’attività motoria su entrambi i sessi, puntualizzando anche la necessità di adeguare le metodiche e l’intensità dei carichi ai singoli soggetti.

A fine ‘800 alla Harvard University nasce il Dipartimento di Fisiologia, mentre alla Lawrence Scientific School quello di Fisiologia dell’Allenamento Fisico.

In conseguenza di questa evidente peculiarità formativa, lo sport consegue una vasta diffusione in Europa così come era già avvenuto negli Stati Uniti.

Fu per merito di

 

Pierre de Fredi de Coubertin

 

divulgatore del modello sportivo britannico, Pierre de Fredi Baron de Coubertin (Parigi, 1863- Ginevra, 1937), che ad Atene nel 1896 venne organizzata la prima Olimpiade dell’Età Moderna.

Nei primi decenni del nuovo secolo, nel contesto di scoperte scientifiche, soprattutto nel campo della Medicina, l’attività sportiva viene inserita nelle scuole come strumento educativo e diviene uno dei fenomeni più caratteristici della società di massa nei Paesi industrializzati.

Nascono Associazioni Culturali che incoraggiano l’affermazione delle Scienze applicate allo Sport: nel 1922 in Svizzera viene costituita la Commissione medico-sportiva per gli esercizi fisici dell’Unione Confederale, in Germania la Federazione Medica Tedesca ed in Francia la Società Francese di Medicina dell’Educazione Fisica e degli Sport.

In Italia, nel 1923 viene istituito l’Ente Nazionale per l’Educazione Fisica.

Nel 1928 ad Amsterdam, in occasione dei giochi olimpici, venne organizzato il primo Congresso Internazionale di Medicina dello Sport e durante i giochi olimpici invernali Ugo Cassinis (?, – Roma, 1962) nel 1925 viene nominato Direttore del primo Laboratorio di Fisiologia Applicata allo Sport, ubicato presso la Scuola Militare di Educazione Fisica della Farnesina a Roma.

Nel novembre del 1929 il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), su sollecitazione di Cassinis, istituisce la Federazione Italiana dei Medici degli Sportivi (FIMS). Essa è composta “da quei medici sportivi che si dedicano particolarmente allo studio delle questioni tecniche e scientifiche riguardanti i rapporti tra uomo e cultura atletica”.

Nello stesso fine anno Giacinto Viola (Carignano, Torino, 1870 – Paderno Ponchielli, Cremona, 1943) fonda L’Associazione Medica di Cultura Fisica di cui fa parte anche Cassinis, che si adopera affinché venga resa obbligatoria la visita medica agli atleti.

Il 15 dicembre 1929 fu inaugurato a Roma, presso la Scuola di Educazione fisica della Farnesina, il primo Corso Formativo per Medici e per Massaggiatori Sportivi; vi partecipano anche le dottoresse per il loro inserimento nelle scuole di ginnastica e nelle società sportive femminili: i docenti furono U. Cassinis e Baglioni  (?, – ?).

Il primo Istituto di Medicina dello Sport vede la luce nel 1929 presso il nuovo stadio di Bologna.

Nel gennaio 1930 viene creato a Roma il “Rifugio sanitario per la cura degli infortunati per cause sportive”.

In questo periodo la FIMS è molto dinamica e, tra l’altro, nomina i primi “Ispettori Regionali e Provinciali”: in Abruzzo furono nominati i Dr. Giorgio Giammaria (Pescara), Armando Tattoni (Teramo) ed Ugo Paoloantonio (L’Aquila).

Il 24 febbraio 1930 il CONI ratifica lo statuto ed il regolamento federale. Ugo Cassinis, nella sua opera ”Controllo medico dello sport” (1934), tra l’altro, dice: ”Siamo incorsi fino ad oggi in un grave errore lasciando che i giovani si gettino nello sport, senza sapere fin dove il loro organismo possa sopportare il lavoro muscolare imposto ricevendone il bene e quando incomincia a riceverne il male”. Perciò abbiamo posto il Medico a lato dell’Istruttore dando alla Medicina della Educazione Fisica e dello Sport il posto che le compete nel campo della Medicina Preventiva”.

Il secondo posto dell’Italia alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932, dopo lo squadrone americano, fu il risultato della capillare organizzazione di base.

 

Rodolfo Margaria

In questo periodo, la FIMS conta quasi 1500 iscritti e nelle principali città si tengono conferenze sull’importanza del ruolo del Medico dello Sport.

Rodolfo Margaria, (Châtillon, Aosta, 1901 – Milano 1983), fisiologo di fama internazionale, dopo essere stato dapprima in Inghilterra, poi negli Usa, quindi in Germania, torna a Milano come Direttore della Cattedra di Fisiologia Umana; a lui si devono importanti ricerche sul metabolismo energetico nel lavoro muscolare e nella meccanica della locomozione e l’istituzione della prima Scuola italiana di Specializzazione in Medicina dello Sport nel 1957.

Ciò segue di 5 anni la fondazione del primo Istituto di Educazione Fisica (ISEF) a Roma (1952), prendendo il posto della Reale accademia della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), fondata nel 1927 col nome di “Accademia fascista maschile di educazione fisica“.

L’ISEF ottenne in seguito il riconoscimento di grado universitario grazie alla legge n. 88 del 7 febbraio 1958.

Nel 1959 nacque una seconda sede ISEF a Torino, mentre negli anni successivi furono fondati numerosi altri istituti “pareggiati” Isef di Napoli e Bologna (1960), Firenze (1963), Milano Cattolica (1964), Palermo (1965), Urbino e Perugia (1967), Milano Lombardia e L’Aquila (1968).

L’inserimento di individui diversamente abili in un contesto sportivo è un fatto relativamente recente; soggetti affetti da lesioni spinali traumatiche sono i primi disabili a praticare un’attività sportiva. Le prime iniziative furono intraprese in Gran Bretagna, nell’Ospedale di Stoke Mandeville (Buckinghamshire) per iniziativa del neurochirurgo polacco Ludvwig Guttmann 
(Toszek,1899–Aylesbury, G.B., 1980) Direttore del Centro di Riabilitazione Motoria; il centro, inaugurato il I° febbraio del 1944 dopo la seconda Guerra Mondiale, organizza giochi a cui partecipano militari inglesi che hanno riportato lesioni midollari in battaglia.

 

 

 

paralimpiadi 

 

Il 28 luglio 1948, durante le Olimpiadi di Londra, hanno luogo i “Giochi di Stoke Mandeville” per Veterani della II Guerra Mondiale con postumi di mielolesioni  vertebrali.

 

Nel 1960, per interesse del medico italiano dell’INAIL Antonio Maglio (1912–1988), i Giochi Paraolimpici furono inseriti nel contesto delle Olimpiadi di Roma. Nel 1988, VIII edizione dei Giochi Paraolimpici, furono utilizzati gli stessi impianti dei normodotati. Il termine para-olimpico è sinonimo di parallelo e complementare allo sport per normodotati.

In Italia la tutela della salute degli sportivi con handicap (dilettanti e professionisti) è attuata attraverso leggi specifiche: il DM Sanità del 4/03/1993 stabilisce i protocolli per l’idoneità alla pratica delle attività sportive agonistiche delle persone con handicap e prevede alcune peculiari prove da sforzo ed accertamenti integrativi per sport e disabilità.

 

Nel maggio 1934, durante i “Littoriali”, si tiene a Milano un Convegno nel corso del quale viene riaffermata la necessità di inserire l’insegnamento della Medicina Sportiva nelle Università. Nel 1937, su proposta di Giuseppe La Cava, fu predisposto il primo regolamento sanitario della Federazione Pugilistica Italiana. Nel 1940 la federazione, pur mantenendo gli stessi

 

Logo Federazione Medico Sportiva Italiana (F.M.S.I.)

 

indirizzi, viene modificata in “Servizio Medico del Coni “e sotto tale denominazione svolge la sua attività fino al 1945.

Il 1 novembre 1945, la FIMS viene cambiata in Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI); seguono numerose iniziative tecnico-scientifiche atte a divulgare l’importanza della Medicina dello Sport.

La gestione della FMSI viene affidata a Giuseppe La Cava, eletto Presidente per 12 anni consecutivi, fino al 1959.

 

I Presidenti:

1920-1930 Augusto Turati

1031-1933 Ermanno Fioretti

1933-1942 Ugo Cassinis

1947-1959 Giuseppe La Cava

1959-1961 Virgilio Tommasi

1961-1970 Antonio Vanerando

1970-1975 Michele Montanaro

1976- 1996 GustavoTuccimei (consigliere Nazionale per l’Abruzzo Manrico Cicconetti e quindi Antonio Falconio per circa cinque mandati).

1997-1998 Giorgio Santilli

1998-1999 Mauro Checcoli (commissario)

1998-2000 Giorgio Odaglia (per un periodo consigliere abruzzese fu Nino Bovolis)

2000-2004 Giorgio Santilli

2005-Maurizio Casasco

 

Nel giugno del 1946 si riunisce a Roma la «Costituente dello Sport Italiano» ed in tale occasione il Commissario della Federazione Medico Sportiva Italiana, G. La Cava, auspica la promulgazione di una legge per stabilire i punti fondamentali per il controllo sanitario dell’educazione fisica scolastica ed in particolare dell’attività sportiva.

A tal fine, con il parere favorevole del C.O.N.I., viene approvata, in data 28.12.1950, la legge n. 1055 con la quale la tutela sanitaria delle attività sportive viene affidata alla Federazione Medico Sportiva Italiana, affiliata al C.O.N.I.

Si rende necessaria la nomina, in ogni provincia, di medici sportivi per sottoporre a visita annuale gli atleti e rilasciare l’attestato di idoneità fisica.

Per tale motivo viene indetta, nel 1950, una sessione speciale di esami riservata ai medici già regolarmente affiliati alla Federazione e nel marzo del 1951, a Roma, viene organizzato il Primo Corso di Medicina Sportiva; vi partecipano 242 Medici provenienti da ogni parte d’Italia.

Nello stesso anno una circolare ministeriale inserisce l’Educazione Fisica nella Scuola coinvolgendo anche le alunne alle attività

lotta al doping

 

sportive (1951). Si organizzano corsi teorico-pratici per coloro che intendono esercitare la professione di massaggiatori sportivi. Vengono istituiti i Centri di Medicina dello sport.

Nel 1971, la legge n°1099, stabilisce le norme per la tutela sanitaria delle attività sportive e delega le Regioni a formulare direttive e regolamenti. Vengono inoltre prescritte norme per prevenire e reprimere il doping.

L’Italia è stato tra i primi Paesi ad analizzare con ansia tale problema, fin dal 1954. A Firenze nel 1961 si attiva il primo laboratorio di analisi dedicato e nel 1971 viene emanata una legge che “punisce l’uso di sostanze illecite sugli atleti e condanna anche colui che le fornisce”; nello stesso anno il C.I.O. (Comitato Olimpico Internazionale) rende noto un elenco di sostanze, annualmente aggiornato, considerate proibite.

Il decreto del Ministero della Salute del 5 luglio 1975 disciplina l’Accesso alle Singole Attività Sportive e rende obbligatoria la Visita Medica stabilendo i criteri di valutazione per età, sesso e caratteristiche dello Sport praticato.

La Legge 833/78 (Riforma Sanitaria) e il D.M. 18.02.1982 riconoscono, tra le competenze delle Unità Sanitarie Locali, le “Norme per la tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica ed i criteri per lo svolgimento della visita di idoneità sportiva agonistica e non agonistica”.

Altre tappe importanti sono la legge relativa agli atleti professionisti, la pubblicazione delle linee guida cardiologiche (COCIS) ed i criteri di valutazione pneumologica.

Negli anni successivi vengono emanate altre circolari esplicative da parte del Ministero della Sanità nonché decreti a favore della tutela sanitaria di alcune categorie di sportivi (pugili professionisti).

Alle leggi e ai decreti dello Stato si affiancano molte leggi regionali, attraverso le quali vengono applicati a livello locale “i principi generali inerenti la tutela sanitaria della attività sportive, aventi il fine di: perseguire obiettivi di promozione della salute attraverso l’attività fisica; accertare l’idoneità psico-fisica alla pratica delle attività sportive e favorire lo sviluppo della educazione sanitaria”.

Va ricordato il Prof. Antonio Venerando (Roma, 1923 – 1990), che con i suoi studi, le sue ricerche, le sue iniziative, fa diventare la Medicina dello Sport una disciplina scientifico-clinica di avanguardia a carattere multidisciplinare.

Il Consiglio d’Europa (Risoluzione n. 27/1973 del Comitato dei Ministri) individua le funzioni fondamentali della Medicina dello Sport: preventiva, di assistenza e terapia, di formazione ed educazione sanitaria, di ricerca scientifica e di valutazione

funzionale degli atleti.

 

Oggi il medico specialista in Medicina dello Sport si avvale delle conoscenze conseguite con la ricerca scientifica per promuovere un’attività motoria, opportunamente dosata e controllata, non solo per ottenere uno stato di “welness” ma, in primis, per contrastare e/o attenuare malattie dismetaboliche un tempo considerate controindicazione assoluta all’attività fisica: cardiopatie, bronchite cronica ostruttiva, arteriopatie, affezioni nelle quali il movimento deve essere adottato come un importante strumento terapeutico, incentivando così la lotta alla sedentarietà.

La valutazione funzionale consente di avere una dettagliata “fotografia” delle condizioni fisiche del soggetto e pertanto programmare, in modo rigoroso, l’allenamento, personalizzandolo per la pianificazione del “fitness”.

Il Medico dello Sport viene considerato, quindi, lo specialista in grado di prescrivere l’attività motoria al pari di una medicina,

con indicazioni della Posologia, della Dose e delle Modalità di somministrazione.

In Abruzzo, solo nel dopoguerra, cominciano a formarsi i primi nuclei di Medici sportivi; sono medici appassionati di sport che, nel tempo libero da impegni professionali istituzionali, si dedicano ai problemi degli atleti.

Nel luglio del 1965, organizzato dal Prof. Amati, sotto l’egida dell’Università di Bari, si svolge a Pescara un “Corso di Formazione” per Medici interessati alla salute degli atleti. Vi partecipano parecchi Medici, molti già impegnati nel seguire gli sportivi (soprattutto atletica leggera e calcio); sono, infatti, medici di base ed ospedalieri, desiderosi di aggiornarsi sulle conoscenze e sui risultati delle più recenti ricerche nel campo della Fisiolopatologia dello Sport.

I partecipanti a quel corso, dopo aver superato una prova scritta sugli argomenti svolti dai Docenti, acquisiscono il diritto ad iscriversi alla FMSI con la qualifica di socio “effettivo”; un limitato numero di specialisti era già iscritto con la qualifica di “ordinario”.

La gestione delle Associazioni provinciali, espressione periferica della F.M.S.I., è affidata a Medici scelti tra i più esperti nella zona e tra questi è doveroso citare il Prof. Amati ed il Dr. Cicconetti di Pescara, i Dottori: Splendiani ed Azzarone dell’Aquila,  Bonolis, Campanella, Tonelli, Di Giovanni di Teramo e Valentini di Chieti.

Fondamentale fu, comunque, la promulgazione della prima Legge Regionale sulla Medicina dello Sport, Legge regionale n° 52 del 24 novembre 1981 “Promozione della educazione sanitaria e sportiva e tutela sanitaria delle attività sportive”, caparbiamente voluta dal Presidente regionale Dott. Quintino Racciatti.

I primi “ambulatori” di Medicina dello Sport avevano caratteristiche ben diverse dalle attuali

 

Leonardo Vecchiet

 

strutture (Centri); essi infatti, sono presìdi della FMSI in ambito periferico, ubicate presso i locali del CONI Provinciale. Tra questi va segnalato quello di Chieti diretto dal Dott. Valentini; questo ambulatorio, nel 1980, verrà trasformato in “Centro di Medicina dello Sport”, prima struttura in Abruzzo ad avvalersi di questo titolo, convenzionato con la F.M.S.I., e trasferito presso lo stadio di Francavilla al Mare; il Direttore è il Prof. Leonardo Vecchiet (Trieste, 2 maggio 1933 – Chieti, 9 febbraio 2007) che, dopo quattro anni, lascerà l’incarico al dott. Colozzi.

Operano sul territorio specialisti entusiasti e molto attivi e tra essi vanno segnalati: Sodano, Bonolis e Di Giovanni (Teramo), Marchesani, D’Amico, Giuliani, Marino (Pescara), Evangelisti, Colozzi, Antonio Falconio (Chieti), Madrigale (L’Aquila).

Agli inizi degli anni ’70, l’istituzione a Chieti della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport, per merito del Prof. Vecchiet, dà nuova vitalità alla Federazione regionale. Molti laureati, spesso ex atleti e/o già “medici sociali”, si specializzano in Medicina dello Sport all’Università “D’Annunzio” e si iscrivono, quali soci ordinari, alla F.M.S.I.. Va riconosciuto al Prof. Vecchiet il merito di aver dato un notevole impulso alla conoscenza della fisiopatologia legata alla pratica delle attività motorie (questa enunciazione gli era particolarmente cara).

I corsi universitari da lui diretti erano frequentati, mediamente, da oltre 40 specializzandi per anno accademico (soprattutto medici legati al mondo del calcio); oggi ciò non sarebbe possibile a causa delle normative sulle Scuole di Specializzazione.

La città di Chieti e tutto l’Abruzzo diventano anche meta turistica; infatti gli specializzandi ed i loro famigliari, provenienti da diverse Regioni italiane, hanno modo di apprezzare le qualità umane degli Abruzzesi, le bellezze naturali, nonché la buona cucina della nostra terra.

Viene costituita l’Associazione scientifica ANASMES alla quale si iscrivono tutti i Medici specializzatisi in M.S. all’Università D’Annunzio: Presidente il Prof. Leonardo Vecchiet.

Infine tutte le ULSS attivano, nel rispetto della legge, ambulatori che vengono affidati a Medici specialisti, quasi sempre già dipendenti, e/o a Medici iscritti nelle liste provinciali della specialistica ambulatoriale.

Nel 1988 lo statuto della F.M.S.I. viene modificato, nascono le Associazioni, una per ogni Provincia: i Presidenti sono Marchesani (Pescara), Madrigale (L’Aquila), Sodano (Teramo) e Colozzi (Chieti).

Nel 2007 le Associazioni diventano Associazioni Medico Sportive Dilettantistiche, Affiliate alla F.M.S.I..

I Presidenti attualmente in carica, nel 2014, sono: Vincenzo Biasini (L’Aquila), Siriano Cordoni (Teramo), Aurelio Colozzi (Chieti) ed Evanio Marchesani (Pescara).

Questa rassegna, forse un po’ lunga, ma al tempo stesso troppo breve in rapporto alla mole degli avvenimenti che hanno caratterizzato l’evoluzione della Medicina dello Sport, è certamente incompleta, per le omissioni compiute nella citazione di moltissimi Studiosi.

 

 

Nonostante le lacune d’ordine cronologico ed elencativo, credo si possa concedere a questa mia esposizione il merito di aver parzialmente rievocato le origini e l’evoluzione di una Scienza che ha da sempre attribuito all’attività motoria la capacità di indurre benéfici effetti sulla salute dell’uomo.

 

Antonio Falconio

 

Bibliografia

Ugo Cassinis: controllo Medico dello Sport; Edizioni E. Pingi Roma, 1934.

Georgoulis AD, Kiapidou IS, Velogianni L, Stergiou N, Boland A: Herodicus, the father of sports medicine. Am. J. Sports Med. 1988 Nov-Dec; 16(6):594-6.

Appelboom T, Fierens E: Sport and medicine in ancient Greece. Folia Med (Napoli). 1967 Sep; 50(9):581-94.

McBryde A, Barfield B: Sports medicine: the last 100 years South Med J. 2006 Jul; 99(7):790-1.

Holm RP: Sports medicine S D J Med. 2005 Mar; 58(3):101.

www.irreer.it Medici e sport – La dieta – Diversi tipi di giochi con la palla – Gli spettacoli e il circo e Marziale.

McArdle WD, Katch FI, Katch VL: Exercise Physiology, Energy, Nutrition and Human Performance Fourth Edition 1996, Williams & Wilkins.

Uberti M. “Dell’esercizio della voce, e prima della vociferazione e del canto”: colloquio in omaggio del primo medico dello sport:

www.maurouberti.it.

Swaddling Judith The Ancient Olympic Games Second Edition 1999, Ed. British Museum Press.

International Federation of Sport Medicine History and Purpose. International Sport Med Journal – FIMS “electronic journal”

www.ismj.com and www.fims.org.

Fox EL, Bowers RW, Foss ML. The Physiological Basis of Physical Education and Athletics. Fourth Edition 1995 Wm. C. Brown Publishers.

Hoberman JM. Politica e Sport: Il Corpo delle Ideologie Politiche dell’800 e del ‘900. Il Mulino, Bologna 1988.

Mandell RD: Storia Culturale dello Sport. Laterza Roma-Bari 1989.

Ossicini A. Come fu salvato il CONI www.30giorni.it.

Istituto di Medicina e Scienza dello Sport. La Nostra Storia. www.scienza.coni.it.

Santilli G: La Federazione Medico Sportiva Italiana e l’Evoluzione Culturale della Medicina dello Sport. Med Sport 2004; 57: 179-96.

Todaro A., Rossi A.: Pulmonary Function Criteria for Sports Fitness, Certification Med Sport 2006; 59:1-111.