Tutte chiacchiere!!!

La Capdi(la confederazione provinciale insegnanti di educazione fisica)ha avuto ed ha un grande merito: dar voce ad una categoria che a dire il vero, nel mondo della scuola, non ha quasi mai goduto di grande considerazione. Ricordo ad esempio, la battaglia intrapresa e vinta qualche anno fa, circa la proposta del ministro Moratti di ridurre le ore di educazione fisica da due ad una.

Se un insegnante di una qualsiasi altra materia dà un debito o boccia un alunno, si parla di mancanza di preparazione, di obiettivi non raggiunti o altre cose di questo genere.

Se un insegnante di educazione fisica dà un debito, può capitare che tra i colleghi qualcuno scoppi a ridere e qualche altro lo prenda per matto. Qualche anno fa feci presente ad un dirigente scolastico che alcuni alunni avrebbero potuto avere al primo quadrimestre un voto insufficiente. La risposta del dirigente fu secca e lapidaria: “se metti delle insufficienze ti vengo contro”. Mi è accaduto che, partecipando ad un consiglio di classe e mancando il segretario verbalizzante, mi proposi volontariamente di redigerlo. Tanto fu lo stupore e la meraviglia, che una collega mi fece i suoi personali complimenti. Come se gli insegnanti di educazione fisica non fossero in grado neanche di redigere un verbale!.

Persone semplici.

 

Non dobbiamo rimanere persone semplici che badano al sodo, le chiacchiere inutili non ci appartengono. Siamo persone che quotidianamente devono occuparsi di problematiche spesso irrisolvibili. La maggior parte di noi non si scoraggia mai e va avanti sempre tra mille difficoltà. Insegno in un rinomatissimo istituto professionale, considerato dal ministero “scuola di particolare eccellenza,” (Lo ha ripetuto personalmente il ministro Gelmini telefonicamente al preside, il quale lo ha riferito durante un collegio dei docenti), eppure questo istituto non possiede una palestra , ma semplicemente un garage dove, con il mio collega, mi alterno a far lezione. Un alunno su tre è in grave sovrappeso, e due alunni su tre fumano appena se ne presenta l’opportunità. Ogni tanto arrivano i carabinieri con i cani antidroga, portano via qualche alunno di cui poi di loro non si sa più nulla.

 

Ho fatto approvare due progetti dal collegio dei docenti, uno per combattere l’obesità e l’altro per attenuare le disabilità motorie negli alunni diversamente abili, (ve ne sono da uno a due per ogni classe) eppure a tutt’oggi 15 aprile 2010, il dirigente non ancora li attiva.

 

Le indicazioni nazionali.

 

Li ho letti, ma con franchezza devo dire che sono una sintesi di quello che ognuno di noi già conosce tempo. Qualche collega è intervenuto criticando aspramente, sottolineandone le approssimazioni, le inesattezze e le contraddizioni. Bravi, bravissimi! Ma la critica seppur legittima ed auspicabile, non deve essere solo un utile ed intelligente esercizio dialettico tra parti, ma deve essere supportato a monte da un impegno quotidiano e costante senza rifugiarsi comodamente dietro i ......però e i .....ma. A me francamente non importa niente o quasi. Se sono completi o no. Se toccano tutte le aree o no. Se hanno dimenticato le attività in ambiente naturale o no. Se hanno dimenticato tra le competenze “l’acquaticità”.

Domani mattina devo tornare a scuola, devo mediare con gli alunni, tra il non far nulla o il far pochissimo. Devo chiedere al bidello il perché non ha pulito il pavimento del “garage-palestra” e perché i vetri rotti non sono stati ancora sostituiti. Se la cosa non mi si ritorcesse contro avrei già chiamato "striscia la notizia". Devo transigere sui ritardi (meglio arrivare tardi che non arrivare per niente). Devo transigere con chi va a nascondersi nello spogliatoio per mangiare il panino (quasi nessuno al mattino è abituato a far colazione ). Devo transigere sul fatto che solo pochi riescono a correre per appena 8 minuti ( il test di Cooper o la prova della mezz’ora sono solo descritti sul libro di testo, ma inapplicabili nella mia realtà). Devo transigere sul fatto che solo pochi portano la tuta da ginnastica. (Se lo pretendessi mezza classe per mesi rimarrebbe emarginata dalle attività). Devo transigere con chi durante la corsa di riscaldamento ascolta la musica con le cuffiette. (Meglio correre ascoltando la musica che non correre).

 

Una mia collega di qualche hanno fa voleva chiudere l’anno scolastico in bellezza facendo svolgere OBBLIGATORIAMENTE a tutti i suoi alunni ed alunne, il test di Cooper . Bene, molto bene! Solo che dopo il 4° o 5° malore, iniziarono ad arrivare a scuola telefonate di protesta da parte dei genitori. Il preside irritato di tanto disturbo scese nell’area destinata all’educazione fisica ed intimò alla professoressa di interrompere immediatamente le prove. Gli alunni del 1° anno arrivano non sapendo fare quasi nulla e quando vanno via alla fine del quinto anno sanno fare pochissimo. Ho eliminato tutto quello che potrebbe essere potenzialmente pericoloso. Ad un mio collega la famiglia di un suo alunno ha chiesto 50mila euro di indennizzo per l’infortunio subito durante l’ora di educazione fisica.

 

Ricordo che quando ero un giovane insegnante, oltre 30anni fa, proponevo volteggi alla cavallina, capovolte avanti e dietro, salita alla pertica, traslocazioni sulla trave, verticali appoggiate . Ho dovuto eliminare perfino la corsa ad ostacoli, perché se non era già al primo, sicuramente al secondo ostacolo la classe risultava decimata dalle cadute. Oggi il volteggio alla cavallina con gambe divaricate comporterebbe almeno due o tre contusi alle ginocchia per volta. Le capovolte comporterebbero almeno due o tre distorsioni al rachide cervicale. La salita alla pertica, qualora nella classe vi fosse qualcuno in grado eseguire l’esercizio, causerebbe almeno uno o due distorsioni alle caviglie, nonostante si ripeta più volte che la tecnica della discesa è identica alla tecnica della salita, vi è sempre qualcuno che per scendere si lascia scivolare a peso morto cadendo rovinosamente sul materasso messo a protezione, procurandosi contusioni e distorsioni.

 

Una volta il dolore fisico si nascondeva, ora si esalta, magari emulando i giocatori di calcio visti in televisione. Poi se vi è la possibilità di ottenere un risarcimento dall’assicurazione è ancora meglio. I miei alunni vanno via alla fine dei cinque anni con due o tre idee scavate nel cervello.

1° Un’attività fisica di base deve essere svolta con cadenza quotidiana, sia per la propria salute, sia per la propria formazione psico-fisica.

2° Il fumo fa male alla salute, figuriamoci le droghe.

3° Mangiare con moderazione, evitando il più possibile il cibo spazzatura che viene distribuito dalle macchinette fatte installare a iosa nei corridoi dell’istituto dalla dirigenza. (Portano soldi alla scuola!)

 

Qualcuno a questo punto potrebbe obiettare e le indicazioni nazionali?....le indicazioni nazionali sono lì ad indicare la strada ai giovani insegnanti. Ma a noi insegnanti con esperienza ultra trentennale non indicano proprio nulla....nelle migliori delle ipotesi ricordano....!

Discutere va bene, aiuta a crescere e a far crescere. Ma non bisogna dimenticare il lavoro quotidiano, insegnare educazione fisica non è solo esercitare una professione, difficile e mal pagata, ma è una specie di missione nel quale si crede fermamente, riportando agli alunni oltre le proprie conoscenze anche le proprie esperienze dirette, vissute ed acquisite in anni ed anni di pratica sportiva agonistica e non. Vi sono troppi insegnanti di educazione fisica che all’indomani dell’acquisizione del titolo, cessano qualsiasi attività fisica dimostrando con i fatti di non aver capito la regola n.1. Testimoniare con l’esempio! Come si può chiedere ad un allievo di praticare attività fisica se si è i primi a condurre vita sedentaria? Come si può chiedere ai propri alunni di non fumare se si è i primi a farlo sull’uscio della palestra? Come si può chiedere ai propri alunni di essere moderati nel mangiare se si è i primi ad avere un giro vita eccessivo? Vi sono molti “professori di educazione fisica” o scienze motorie, come si dice adesso, che girano continuamente l’Italia, per tenere convegni, simposi ed aggiornamenti. Sarebbe “l’intellighenzia” della categoria, ma costoro in palestra quando ci vanno? Chi volesse fare il conferenziere di professione deve dimettersi dall’insegnamento, perché non sono buoni testimoni della materia nei confronti dei propri alunni perché a scuola non ci sono mai! Concludo.

Non sono d’accordo sul cambio di denominazione dell’educazione fisica in scienze motorie. Noi dobbiamo insegnare ai giovani l’educazione attraverso il movimento. E Dio solo sa quanto questo oggi sia necessario.

Le scienze motorie sono un’altra cosa.